Come certe architetture di Borges o Calvino, museo e opera si stratificano, divengono universi mobili e fluidi, capaci di stimolare e accogliere molteplici opzioni di visita e di esperienza, di cui soltanto una (piccola) parte è quella prevista (costretta) dall’ordine fisico delle sale e delle opere.
Così, questo strato informativo fatto di bit, sovrapposto a quello fatto di atomi (Figura 1), consente attraverso dispositivi mobili (già posseduti dal pubblico o forniti dal museo) o attraverso postazioni fisse (totem, schermi, touch-screen) un’esperienza arricchita e personalizzata di visita, che ciascuno può costruirsi o vedersi suggerire in base ai propri gusti, vincoli, obiettivi.