È possibile spingerci ancora oltre nella flessibilità, ipotizzando non solo percorsi pensati dall’alto (top-down) da esperti o storici dell’arte (i progettisti o gestori del museo), ma anche percorsi creati dal basso (bottom-up) dagli stessi visitatori.
Se le interazioni del pubblico con l’ambiente-museo sono preservate in qualche forma, diviene allora possibile immaginare un loro recupero e riuso per arricchire e personalizzare ulteriormente l’esperienza di visita. Le logiche sono le medesime illustrate sopra, ma con una sostanziale differenza: i percorsi non sono in questo caso progettati a priori centralmente da un esperto, ma costruiti direttamente dal pubblico secondo meccanismi simili a quelli dei social network e del web 2.0 in genere. In questo modo, modelli di interazione ricorrenti o di particolare interesse possono essere salvati a futura memoria e ripercorsi (Figura 3). Si possono immaginare due livelli di condivisione: uno più generale o pubblico e uno più ristretto o personale.