business sociale contro il digital divide

Keepod, il "pc" da 5 euro con Android

La chiavetta con sistema operativo fa rivivere un vecchio computer. A chi l’acquista viene chiesto di comprarne una seconda per progetti nei Paesi in via di sviluppo

di Umberto Torelli

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Basta una chiavetta Usb da 5 euro per mettere il «turbo» a un vecchio Pc. Magari un obsoleto desktop o notebook ancora equipaggiato con Windows Vista e Xp. Il miracolo lo compie Keepod, questo il nome della mini-chiavetta (pesa meno di 10 grammi) con sistema Android. Così l’utente dispone di un’interfaccia semplice da usare, del tutto simile a quella presente su smartphone e tablet. A sviluppare Keepod sono stati il milanese Francesco Imbesi (33 anni) e l’israeliano Nissan Bahar (35 anni). L’impresa ha avuto inizio 18 mesi fa. Spiegano i due: «Cinque miliardi di persone, cioè il 70% della popolazione mondiale non possiede ancora un computer. E ogni giorno solo negli Usa ne vengono buttati 85 mila». Niente startup, sono partiti da soli, con poche migliaia di euro e due pc. Adesso gli sviluppatori di Keepod sono una trentina, lavorano in Rete, sparsi nei cinque continenti. La loro storia l’abbiamo raccontata su Corriere Innovazione. E dimostra come talento e determinazione sono gli ingredienti di successo di una buona idea.


La prova sul campo

Corriere della Sera ha provato in anteprima mondiale Keepod, documentando con le schermate la trasformazione di un vecchio netPc con processore Intel Atom e Windows Xp, in computer performante. Capace di competere, grazie al cuore Linux, con blasonati ultrabook. Ecco i risultati. A computer spento si inserisce la chiavetta in una porta Usb. Poi si accende il computer e solo la prima volta, bisogna entrare nel Bios, il sistema base di ogni Pc. Per farlo basta premere più volte «Del» oppure F2/F11. Dal menù con le frecce di spostamento si sceglie la voce «Boot» e seguendo le istruzioni va trascinata al primo posto la voce «Usb». Il sistema di avvio troverà la chiavetta come primo disco per lanciare Android, si tratta dell’ultima versione 4.4 e occupa solo 300 MB. Fine delle operazioni da smanettone. Da questo momento entrate nella nota interfaccia del robottino verde ad icone e il gioco è fatto. «Per noi il computer fisico rimane una "scatola vuota" di cui usiamo alimentazione, processore e schermo – spiega Bahar - a Keepod non interessa neppure l’hard disk, perché file e documenti sono archiviati nel cloud in cartelle protette, Windows viene del tutto ignorato».

Il pc da tasca

La chiavetta è strettamente personale. L’utente può decidere (consigliato) di inserire nome utente e password. Così documenti, foto, e informazioni sono protette con sistema crittografato, dunque inaccessibile dall’esterno. Si lavora online e offline, con spazi cloud gratuiti come Drive e DropBox. Anche se il processore è datato, come nel caso del nostro Intel Atom, il sistema usando un kernel Linux è veloce. Se avete un account Google, troverete sul desktop, rubrica, app e programmi personali. Garantito anche l’accesso al Play Store con oltre 1,1 milioni di app. Keepod parla italiano, basta selezionare la lingua dal menu impostazioni. La chiavetta da 8 GB si porta con sé. Disponibile all’uso in casa di amici e al lavoro. Loro vi prestano il Pc, voi mettete la chiavetta. Importante: «Non lascia tracce sul computer ospite». Per ordinarla si va online sul sito keepod.org. Il prezzo, come detto è 5 euro (7 dollari), incluse spese di spedizione. La consegna gratuita avviene alla porta di casa con corriere Dhl. La movimentazione è visibile con un servizio di web tracking. Per riceverla, in media occorre una settimana.

Business "sociale"

Keepod risulta dunque uno strumento ideale per riciclare vecchi computer e combattere il digital divide. Gli utenti lavorano offline, archiviando i documenti sulla chiavetta, poi quando trovano una connessione Wi-Fi scaricano i contenuti sul cloud. Inoltre il software di matrice Linux è free, dunque sono disponibili i codici di programmazione per sviluppatori. Innovativo il modello di «social business» messo in atto da Imbesi e Bahar. Gli abbiamo chiesto quanto sia il guadagno per un Keepod da 5 euro, spedizione inclusa. «In media attorno a 1 euro, perché abbiamo deciso, a differenza di noti giganti hitech, di non puntare su ricavi stellari aumentando a dismisura il prezzo di produzione». La sfida è sui grandi numeri e l’abbattimento del digital divide, non solo nei Paesi del terzo mondo. Il modello su cui puntano risulta di chiara matrice sociale. Ecco perché viene chiesto di acquistare una seconda chiavetta, per donarla a uno dei progetti in corso. Dunque la spesa complessiva risulta essere di 10 euro e l’utente viene informato sullo sviluppo del progetto a cui partecipa. Nasce così l’idea di un business pacifico P2p (People to people). Dove chi può aiuta chi non può. Il seme è già piantato. A maggio con una sottoscrizione di crowndfunding di circa 35 mila euro è partito il primo progetto con l’Ong LiveinSlums, a Mathare. Una sconfinata baraccopoli di oltre 600 mila persone nei sobborghi di Nairobi. A breve prenderanno il via iniziative in India, Sri Lanka, Israele, Sierra Leone, Sud Africa, America Latina e Medio Oriente. Obiettivo diffondere in modo virale Keepod in ambito education. «Ma senza andare lontano, pensiamo a quanto risparmierebbe la Scuola italiana – conclude Imbesi – nel riciclare Pc dismessi, tornati in perfetta forma con Keepod e app gratuite». Un’economia del riciclo che però non farà piacere ai colossi dell’hitech.

3 luglio 2014 | 11:49
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riccardosi 3 luglio 2014 | 15:01

C'é poco da vantarsene. Resta il fatto che una bella iniziativa é criticata da gente che vuole dimostrare di saperne più degli altri. Allora vai con le spiegazioni su Ubuntu ad altre "porcherie" (graficamente parlando). Qui si tratta di aiutare il terzo mondo ad adoperare macchinari che noi gettiamo perché siamo sempre alla ricerca dell'ultimo modello. Leggo molti commenti di persone ingoranti (da ingorare, non conoscere) che non sanno neanche cosa sia la miseria. A volte pero' la miseria morale é più brutta che la miseria economica. Io approvo l'iniziativa e faccio i complimenti ai due ragazzi che hanno dimostrato di avere idee, coraggio ed una bella dose d'umanità.

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Lettore_993306 3 luglio 2014 | 15:00

alla fine però devi avere comunque un pc vero in cui infilare la chiavetta giusto? Quindi che se ne fanno nello slum di tutte queste chiavette regalate se poi non hanno i pc?

riccardosi 3 luglio 2014 | 14:57

Non ho niente da ritentare, il tuo commento é tipico di chi sa solo criticare. Un saluto au Plat Pays, visto che tra emigrati ci si capisce.

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megliodiquestogiornaletto 3 luglio 2014 | 14:55

il corrierone ha inventato la rubrica "geni per un giorno". Il giorno dopo non li ricorda piu' nessuno

dieffe76 3 luglio 2014 | 14:52

già. ma forse dimentichi che android gira su cpu per device mobile anche da 90 euro, con cpu, ram e gpu assolutamente ridicoli rispetto a quelli montati su pc e di molto inferiori anche ai pentium 4 di 10 anni fa (parlo sempre di smartphone e tablet entry level, i top gamma sono comunque parecchio inferiori da benchmark a core 2 duo di 6 anni fa). youtube su browser non è una buona idea, ma attraverso l'app vedevo fluidamente i filmati anche su penosissimo vodafone ideos. e ci sono app un po' per tutto, la navigazione web su browser riguarda una piccola porzione di accesso ai contenuti web per gli utenti android. insomma, non sarei così catastrofista. nel mobile ci ubriacano di quad core, opta core, clock sempre più spinti, architetture a 64 bit ecc. ecc., ma in realtà parliamo di cpu estremamente modeste rispetto al mondo del pc e la gamma di computer in cui il tutto potrebbe girare più che dignitosamente è secondo me molto vasta.

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iltuzz 3 luglio 2014 | 14:49

Sorry, emigrato in Belgio da 2 anni, sposato con figlia. Ritenta la prossima volta sarai piu' fortunato!

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Lettore_2743851 3 luglio 2014 | 14:48

Non è una vera "Innovazione"; ma un aiuto a trasformare in tablet i vecchi PC (mantenendone però peso e ingombro) e a sbarazzarsi delle porcherie Microsoft.

EnricoMco 3 luglio 2014 | 14:45

Confermo quello che hanno publicato gli altri lettori: 1) I vecchi computer non possono essere avviati da chiavetta usb. 2) esistono parecchie distribuzioni linux light senza bisogno di usare android di google come lubuntu, puppy ecc. avviabili da dvd o installabili.

iltuzz 3 luglio 2014 | 14:43

Che figata sono tuttologo!

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Lettore-1169121 3 luglio 2014 | 14:34

Giusto.

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Lettore-1169121 3 luglio 2014 | 14:33

Già. Poi, peccato che le due chiavi costano in tutto 14$ ed il trasporto altri 15... Non ho approfondito altri aspetti. Ad esempio se questa iniziativa riguardi solo il mercato americano oppure anche quello europeo...

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AribandusTm 3 luglio 2014 | 14:33

Il mio Pc del 2003 non ha problemi a far girare siti pesanti come quelli del Corriere (che son pesanti a prescindere). O comunque, visto che si è rotto 2 anni fa, per stima non avrebbe problemi.

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riccardosi 3 luglio 2014 | 14:31

Quindi ti contraddici, visto che ne devi comprare 2 ed 1 andrà destinata a progetti umanitari. Sinceramente tutte queste critiche sono stucchevoli. Per una volta che un italiano é co-autore di un progetto vincente arriva l'orda dei tuttologi che magari vivono ancora da mammà.

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Lettore_847374 3 luglio 2014 | 14:17

Non vedo tutta questa novità, il giornalista che ha redatto l'articolo si informi meglio. I PC datati spesso non consentono di eseguire il Boot dalla chiavetta USB perché il BIOS non lo prevede. Ammesso che il PC esegua il BOOT da USB, ci sono procedure che consentono di installare su chiavetta Linux oppure Windows etc., senza dover acquistare un aggieggio specifico. Se proprio non si vogliono gettare al vento gli eurini, basta girovagare in rete e si trova KNOPPIX, un Linux su DVD bootable che gira senza eseguire alcuna modifica sul PC, non costa nulla ed è a portata di mano di tutti.

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iltuzz 3 luglio 2014 | 14:10

linux da chiavetta esiste da un sacco di anni, gratis e si possono riciclare le vecchie chiavette USB, invece che farsene spedire di nuove. Solo marketing. Al massimo nota di merito per i progetti di educazione in africa

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