Apple, le parole che Tim Cook non ha detto (ma che cambieranno tutto)

di Riccardo Luna
(ansa)
21 Aprile 2021 1 minuti di lettura

Come spesso accade, le cose più importanti dell’attesissimo, come sempre, evento Apple, sono quelle che non sono state dette. A meno di non voler considerare fondamentale il color viola del prossimo iPhone, o gli schermi colorati - bellissimi, ma già visti - dei nuovi iMac; o il rilevatore di oggetti smarriti AirTag, che è utile, ma sul mercato esistono prodotti simili da un pezzo. Intendiamoci, sono tutti prodotti con una capacità di farsi desiderare e comprare che sul mercato non ha eguali: altrimenti la Apple non sarebbe l’azienda con il più alto valore di mercato del mondo.

Epperò la notizia è un’altra: è ben nascosta nelle righe finali di uno dei vari comunicati stampa rilasciati ieri, quello dell’AirTag, dove si dice che il nuovo dispositivo per funzionare richiede che l’iPhone o l’iPad abbiano aggiornato il sistema operativo, installando il 14.5, "che sarà disponibile dalla prossima settimana".

Perché è una notizia? Perché nel nuovo sistema operativo ci sarà una funzione di cui si parla da mesi, e che viene considerata come la dichiarazione di guerra di Apple a Facebook: la ATT, la App Tracking Transparency, uno strumento che quando un utente aprirà una app qualunque e questa cercherà di accedere al cosiddetto Identificatore per Inserzionisti Pubblicitari, vedrà comparire un pop-up con la domanda "vuoi davvero essere seguito quando navighi e dare tutti i tuoi dati a questa app"?

Per la privacy si tratta di un salto teoricamente enorme, per il modello di business su cui si basa Internet è invece la minaccia più grande: se gli utenti infatti dovessero rispondere no, salterà la profilazione e quindi salterà la pubblicità mirata su cui basano il fatturato in tanti a partire da Facebook che infatti, dopo alcune inserzioni sui giornali che paventano addirittura "la fine di Internet", ha appena messo in rete uno spot in cui sostiene che a farne le spese saranno le piccole imprese e le startup che in questo modo non potranno più farsi scoprire.

La settimana prossima si parte: vedremo se sarà davvero al fine di Internet o l’inizio di un nuovo modo di stare in rete.

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