Apple, presentati AirTag e iOS 14.5. Ma Tim Cook non ha parlato della App Tracking Transparency - la Repubblica
Apple, le parole che Tim Cook non ha detto (ma che cambieranno tutto)
di Riccardo LunaCome spesso accade, le cose più importanti dell’attesissimo, come sempre, evento Apple, sono quelle che non sono state dette. A meno di non voler considerare fondamentale il color viola del prossimo iPhone, o gli schermi colorati - bellissimi, ma già visti - dei nuovi iMac; o il rilevatore di oggetti smarriti AirTag, che è utile, ma sul mercato esistono prodotti simili da un pezzo. Intendiamoci, sono tutti prodotti con una capacità di farsi desiderare e comprare che sul mercato non ha eguali: altrimenti la Apple non sarebbe l’azienda con il più alto valore di mercato del mondo.
Epperò la notizia è un’altra: è ben nascosta nelle righe finali di uno dei vari comunicati stampa rilasciati ieri, quello dell’AirTag, dove si dice che il nuovo dispositivo per funzionare richiede che l’iPhone o l’iPad abbiano aggiornato il sistema operativo, installando il 14.5, "che sarà disponibile dalla prossima settimana".
Perché è una notizia? Perché nel nuovo sistema operativo ci sarà una funzione di cui si parla da mesi, e che viene considerata come la dichiarazione di guerra di Apple a Facebook: la ATT, la App Tracking Transparency, uno strumento che quando un utente aprirà una app qualunque e questa cercherà di accedere al cosiddetto Identificatore per Inserzionisti Pubblicitari, vedrà comparire un pop-up con la domanda "vuoi davvero essere seguito quando navighi e dare tutti i tuoi dati a questa app"?
Per la privacy si tratta di un salto teoricamente enorme, per il modello di business su cui si basa Internet è invece la minaccia più grande: se gli utenti infatti dovessero rispondere no, salterà la profilazione e quindi salterà la pubblicità mirata su cui basano il fatturato in tanti a partire da Facebook che infatti, dopo alcune inserzioni sui giornali che paventano addirittura "la fine di Internet", ha appena messo in rete uno spot in cui sostiene che a farne le spese saranno le piccole imprese e le startup che in questo modo non potranno più farsi scoprire.
La settimana prossima si parte: vedremo se sarà davvero al fine di Internet o l’inizio di un nuovo modo di stare in rete.
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