Libra, sei cose importanti che Zuckerberg ha detto al Congresso americano
Libra, sei cose importanti che Zuckerberg ha detto al Congresso americano
di Martina Pennisi24 ott 2019

Eravamo rimasti a David Marcus, il vero genitore di Libra, che apriva alla possibilità di agganciare la moneta alle valute nazionali, a partire dal dollaro. Cosa sappiamo in più dopo le sei ore (!) in cui Mark Zuckerberg è stato messo sotto torchio (in inglese è più bello: grilled, grigliato) dalla commissione servizi finanziari della Camera statunitense?
• Com’è finita? Se l’obiettivo di Zuck era quello convincere i congressman e le congresswoman della bontà della sua idea la partita per ora è persa. La presidente della commissione servizi finanziari della Camera, la democratica Maxine Waters, ha aperto i lavori sentenziando che Facebook dovrebbe concentrarsi sulle «numerose carenze e fallimenti esistenti prima di procedere con il progetto Libra». E Zuckerberg stesso ha ribadito di dover attendere l’ok dei regolatori, in patria, prima di partire e di essere addirittura pronto a fare un passo indietro. Le preoccupazioni e lo scetticismo dei suoi interlocutori, decisamente più preparati dell’aprile del 2018, non si sono limitati a Libra ma — come era facile prevedere — hanno coinvolto molti dei problemi che Facebook sta affrontando negli Stati Uniti e nel resto del mondo.

• Zuck ha ribadito il punto di partenza: Libra dovrebbe (vorrebbe) diventare il metodo di pagamento usato da chi non ha un conto in banca — nei soli Stati Uniti si parla di 14 milioni di persone — e usa invece una delle piattaforme di Menlo Park. L’idea non convince. Il democratico Brad Sherman, in particolare, ha accusato «l’uomo più ricco del mondo di nascondersi dietro le persone povere per aiutare coloro per i quali il dollaro non è una buona moneta: spacciatori, terroristi ed evasori».
• Nonostante i timori del punto sopra, Zuckerberg non ha intenzione di bloccare i portafogli anonimi sull’intero circuito di pagamento ma ha aperto alla possibilità di verificare l’identità degli utenti sulla sua app Calibra e ad altre modalità di controllo. Sull’anonimato su Facebook, e non solo su Libra, ha detto una cosa importantissima: «Abbiamo già iniziato con gli annunci politici, nei prossimi anni probabilmente avremo sempre più bisogno di verificare tramite un documento o in altri modi l’identità degli utenti che compiono azioni delicate o potenzialmente problematiche (sensitive, in inglese) ».
• Zuckerberg dice di voler aiutare gli Stati Uniti a tenere testa alla Cina: «Si stanno muovendo rapidamente con un’idea simile (una criptovaluta pubblico-privata, ndr) destinata a debuttare nei prossimi mesi. La Libra sarà sostenuta principalmente dai dollari e credo che estenderà la leadership finanziaria americana e i nostri valori democratici in tutto il mondo». E qui siamo coerenti con il discorso di Marcus e siamo anche furbi a puntare sul nazionalismo. Zuck ha però dichiarato che essere agganciati al solo dollaro «sarebbe probabilmente molto più semplice, ma non ottimale visto che stiamo provando a costruire un sistema di pagamento globale». Si può interpretare così: se servirà a convincere i regolatori si potrà partire con il solo libra dollaro, ma l’obiettivo finale e a lungo termine resta quello di distribuire una valuta globale per abbattere del tutto i costi di cambio (ed espugnare le economie in via di sviluppo, come ha fatto notare su Twitter l’ex capo della sicurezza di Menlo Park, Alex Stamos).
• Tempi e luoghi: senza il via libera dei regolatori statunitensi non si parte, e questo lo sapevamo. Zuckerberg ha inoltre tenuto a ribadire che la sede dell’Associazione Libra rimarrà Ginevra, in Svizzera, nonostante le perplessità espresse dal democratico Juan Vargas. Difficile, a questo punto, che ne parli nel corso del 2020.
• Il passo indietro di Mastercard e Visa? Rispondendo alla repubblicana Ann Wagner, Zuckerberg ha ammesso che le defezioni sono dovute al fatto che Libra è un «progetto rischioso».

Libra a parte, uno dei momenti più importanti della lunga audizione è stato lo scambio con la democratica Alexandria Ocasio Cortez. Zuckerberg tiene il punto sulle pubblicità politiche: non sta a Facebook, secondo lui, decidere cosa è vero e cosa non lo è. «Penso che le persone dovrebbero essere in grado di verificare e giudicare autonomamente quello che i politici stanno dicendo».
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October 25th, 2019