Ma chi ha detto di non portarei bambini alle mostre?Quel provocatore di Chapman… | La ventisettesima ora
Mamme e papà in viaggio con piccoli al seguito sono avvertiti. Ma anche quelli che sono rimasti in città. «Non portate i vostri figli a visitare mostre e gallerie, cercare di far capire l’arte ai bambini è una totale perdita di tempo».
Non è il consiglio di un calciatore, ma l’ultima provocazione di un artista britannico che sta facendo discutere Oltremanica: Jake Chapman, figura di spicco della cosiddetta Young British Art insieme al fratello Dinos. Chapman junior (48 anni, Dinos ne ha 5 di più), lui stesso padre di un bambino, è convinto che «i genitori peccano di arroganza se pensano che i propri figli possano afferrare la complessità di lavori come quelli di Jackson Pollock e Mark Rothko» ha dichiarato all’Independent. Dietro questa velleità, secondo l’artista, c’è una sorta di fraintendimento della lezione di Picasso quando sosteneva che dipingere significa raggiungere una sorta di stato infantile: «A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino» diceva il grande maestro spagnolo. Ma questo non significa che l’apparente semplicità dei lavori di Henri Matisse abbia qualcosa a che vedere con il rudimentale talento infantile. Chapman supporta la sua tesi fino all’insulto: «Non c’è nessun legame. Chiunque lo dica è un perfetto idiota» si scalda.
Lui non sta dalla parte dei bambini, non parla per evitare loro un’esperienza noiosa o frustrante. Non esce dalla sua pelle: «Far stare un bambino davanti a un’opera d’arte è un insulto all’artista» ammonisce. Ma molti suoi "colleghi" non ci stanno e rifiutano questa "difesa d’ufficio": i bambini – sostengono – possono apprezzare l’arte senza bisogno di capire la sua complessità o il suo posto nella storia dell’arte. «Non credo che l’arte sia da capire ma da esperire» – ha polemizzato al Guardian Antony Gormley, scultore che espone nei migliori musei e gallerie del mondo. «Jake è un provocatore. I bambini esperiscono le cose in un modo più diretto di quanto facciamo noi. Direi che l’arte ci permette di metterci in contatto con le nostre parti più istintive» ha aggiunto. «Non sarei un artista oggi se non fossi stato portato nelle gallerie d’arte da bambino».
Per l’artista-ceramista Grayson Perry, vincitore del premio Turner nello stesso anno in cui i fratelli Chapman erano finalisti: «Si tratta di abituare i bambini a frequentare le gallerie e a guardare immagini difficili. È come imparare a usare bene forchetta e coltello». Ne conviene Beth Schneider, della Royal Academy of Arts di Londra, che invita a stimolare i bambini con l’arte: «Nessuno direbbe che non bisogna portare un bambino a un museo della scienza o di storia naturale perché non capiscono quello che vedono come gli adulti. Ognuno prende qualcosa al proprio livello». Anche per Sorcha Carey, direttrice del festival di Edinburgo, Chapman si sbaglia. «Porto regolarmente mia figlia di 5 anni per gallerie e non solo si diverte ma sa cosa le piace e cosa non le piace. Una delle cose più straordinarie dell’arte è che il significato si evolve. La comprensione di un’opera d’arte di quando hai 5-10-15 anni sarà diversa da quella di quando ne hai 50, 60 o 70 ma ogni incontro ha il suo valore».
Nessuna voce finora in difesa di Chapman. La posizione meno critica è quella di Jeremy Deller, premio Turner nel 2004, che interviene contro ogni generalizzazione: «Dire di non andare alle mostre con i bambini è come dire che è una perdita di tempo portarli al cinema. Può essere. Dipende dai bambini e da che cose si va a vedere». Sensato, no?
August 5th, 2014