Microsoft lancia l’era del pc olografico e gli occhiali HoloLens

Nella presentazione del nuovo sistema operativo introdotta la nuova tecnologia per gestire oggetti 3D attraverso la realtà virtuale e un nuovo tipo di visore

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Un deciso passo nel presente di pc, tablet, smartphone e console per mordere le caviglie a Google e Apple. Ma anche un passo nel futuro con il visore HoloLens. Si tratta di un progetto a cui Redmond sta lavorando in gran segreto da 5 anni con il nome in codice Baraboo come svela la rivista americana Wired a cui la novità è fatta provare in anteprima. «Gli ologrammi potranno diventare parte del nostro quotidiano», ha dichiarato il capo del progetto, nonché genitore del Kinect, Alex Kipman. Un quotidiano in cui gli schermi, siano fissi o mobili, saranno obsoleti, gestiremo tutto con i gesti e i comandi vocali. Non si pensi solo alla realtà virtuale degli Oculus di Facebook, ma a una vera e propria esperienza aumentata grazie tecnologia Windows Holographic.

Uno scenario quasi fantascientifico quello con cui Microsoft ci ha lasciato a bocca aperta nella parte finale della sua presentazione: chi indossa HoloLens vede in torno a sé oggetti sovrapposti a quelli reali e gestibili con il movimento delle mani, il suono della voce o la direzione dello sguardo. Dall’uso ludico e legato all’intrattenimento, con il match di calcio che si sta seguendo e la chiamata di Skype proiettate sui mobili di casa o una partita particolarmente immersiva a Minecraft, a quello professionale, con la possibilità di visualizzare modellini in tre dimensioni mentre li si sta realizzando con l’ausilio del caro e vecchio computer. Microsoft ha collaborato anche con la Nasa per esplorare Marte con l’ausilio delle lenti.

Il visore è più grande dei Google Glass appena messi nel cassetto da BigG ed è dotato di una fotocamera con una profondità visiva che abbraccia 120 gradi. Al suo interno un’apposita unità di elaborazione olografica, oltre a quella centrale (Cpu) e a quella grafica (Gpu) che gestiscono i terabyte di dati al secondo catturati dai sensori. Non è necessario il dialogo con alcun computer o smartphone o alcun cavo grazie alla connessione senza fili. I nostri occhi, come ha spiegato Kipman a Wired, vengono ingannati dalle particelle di luce che rimbalzano fra gli strati delle lenti.