Privacy, giganti e creatività


Le aziende tecnologiche ci
propongono un piatto poco invitante
che contiene gli stessi ingredienti: utenti, piattaforme, inserzionisti e sviluppatori. L'immaginazione del
settore tecnologico non ammette che altri attori possano aver ruolo nel determinare gli usi socialmente benefici delle infrastrutture digitali. A parte Wikipedia, nata tre anni prima di Facebook, non ci sono equivalenti digitali di istituti come le biblioteche, i musei e gli uffici postali.
Chissà quali altri tipi di strutture sarebbe possibile inventare nell'ambiente digitale odierno. Invece di scoprirlo, i politici hanno ceduto campo alle aziende.
Invece di costruire infrastrutture, si accontentano di quelle esistenti, gestite dal settore tecnologico. Naturalmente gli attori principali dell'industria vogliono essere sicuri che ogni nuovo organismo digitale nasca
sotto forma di startup o di applicazione, per essere lanciato e monetizzato attraverso le loro piattaforme.
Il risultato è che il mondo digitale oggi non è favorevole all'innovazione come sembra. Eccelle nel costruire applicazioni agili per musei e biblioteche ma è pessimo nell'immaginare quale può essere l'equivalente digitale del museo o della biblioteca.
Il rispetto per la privacy mostrato di recente dai giganti della tecnologia non dovrebbe ingannarci.
Dopotutto, è la presa monopolistica che esercitano sulla nostra immaginazione che costituisce il problema più grande per la democrazia. Ed è solo redistribuendo questa immaginazione, invece di ricorrere a un soluzionismo di facciata, che possiamo sperare di
contenerli.
Internazionale 1410 21 maggio 2021
EVGENY
MOROZOV
è un sociologo
esperto di tecnologia
e informazione.
Il suo ultimo libro
pubblicato in Italia è
L'ingenuità della rete.
Il lato oscuro della
libertà di internet
(Codice 2019)
June 6th, 2021