Trusty, la blockchain per tracciare gli alimenti adesso è per tutti - Green and Blue

Lorenzo di Berardino e Alessandro Chelli
Trusty, la blockchain per tracciare gli alimenti adesso è per tutti
La proposta di una startup con Var Group e Ibm: un sistema di tracciamento garantito con cui permettere ai consumatori scelte informate, consapevoli e garantite. Dalla "catena di blocchi"
di Simone Cosimi
30 Ottobre 2020
3 minuti di lettura
SI CHIAMA Trusty ed è una piattaforma blockchain dedicata al mondo dell'alimentare. Consente di tracciare i prodotti in modo gratuito, ed è dunque accessibile a tante piccole e medie imprese che magari, per ragioni di costi, non riescono neanche lontanamente a pensare di affidarsi a queste soluzioni tecnologiche per garantire la qualità dei propri prodotti o delle materie prime. E spiegare ai consumatori cosa le distingua dalle altre.
L'idea di Trusty è nata in seno ad Apio, una startup centroitaliana con base tra le Marche e l'Abruzzo che propone strumenti innovativi per la digitalizzazione delle aziende, in particolare tecnologie di connettività, trasmissione e analisi dei dati, sviluppati prevalentemente lavorando con System Integrator. "Il nostro approccio alle aziende non è meramente tecnologico ma molto orientato a creare, attraverso la convergenza di informazioni e di sistemi, connessioni tra il brand e il cliente - spiega Lorenzo Di Berardino, ceo e cofondatore di Apio - costruire una relazione stretta, con uno scambio di informazioni trasparente, porta molti benefici alle aziende in termini di aumento di clienti e della loro soddisfazione. La scelta del nome Apio non è casuale, perché questo termine in latino significa proprio 'mettere in connessione'".
Sei anni di percorso e di lavoro con alcune grandi aziende in particolare nel mercato dell'energia, poi per i quattro cofondatori di Apio l'incontro con Roberto Stefanelli di Var Group, operatore di riferimento nei servizi ICT per le imprese, col quale è nata una collaborazione che dura ancora oggi. E proprio dalla partnership con Var Group, che tramite la controllante SeSa detiene il 10% di Apio, e Ibm è sbocciata tre mesi fa la piattaforma Trusty. Un progetto che punta a tutelare le buone pratiche che piccole e grandi aziende attuano in termini di sostenibilità ed etica.
Ma che cos'è la blockchain? Lo avevamo visto in occasione di una soluzione simile lanciata da Coldiretti e Princes per la filiera del pomodoro. In italiano "catena di blocchi" la blockchain è, ancora prima che un meccanismo informatico, una filosofia che sta già rivoluzionando uno degli ingredienti alla base dei nostri rapporti quotidiani, che siano economici o, come si vede dall'applicazione al mondo del cibo, di altro tipo: la fiducia. Quella fiducia che oggi assegniamo a enti come banche centrali, istituzioni e organismi di certificazione, professionisti accreditati possiamo già costruirla fra noi. Validando le nostre relazioni (transazioni, certificati, contratti, garanzie, in questo caso l'origine dei prodotti e il loro percorso di trasformazione) tramite una rete di computer troppo difficile da controllare per intero. E per questo a prova di corruzione, sofisticazione e frodi. Blockchain è dunque un registro distribuito, decentralizzato e gestito da una rete di server e pc, ognuno dei quali ne possiede una copia aggiornata in tempo reale. Tutto ciò è garantito dalla sicurezza della crittografia alla base. Un modo sempre più diffuso di certificare passaggi, scambi, transazioni, rapporti.
Rispetto alle altre piattaforme di blockchain Trusty si distingue per due aspetti. Primo: l'iscrizione del prodotto alla piattaforma e le funzioni che permettono di tracciarlo sono completamente gratuite, mentre rimangono a pagamento una serie di funzionalità ulteriori che consentono di automatizzare l'inserimento dei dati. Secondo: non si appoggia a un solo tipo di tecnologia blockchain ma ne supporta diverse, come Bitcoin, Ethereum, Hyperledger Fabric e altre. Sfoggiando dunque enorme versatilità.
Tecnicamente, l'intero processo si sintetizza in un QR Code apposto sull'etichetta dei prodotti pronti all'acquisto. Scansionandolo con lo smartphone, chi compra ha subito accesso a una pagina web pubblica con una serie di informazioni sulla filiera produttiva, dall'approvvigionamento alla distribuzione, dalle materie prime utilizzate, alla data e al luogo di provenienza. Il punto è che tutte le informazioni contenute e precedentemente caricate dal produttore (documenti, attestazioni, foto ma anche contenuti multimediali come i video e animazioni) sono sicure e inconfutabili perché appunto "certificate" con la tecnologia blockchain. Chi acquista al dettaglio può così cogliere in sicurezza la storia degli alimenti, compiendo una scelta consapevole, mentre le aziende hanno a disposizione un sistema veloce e semplice da usare per dare la propria narrazione del prodotto (ma una narrazione a prova di frodi), acquisendo inoltre dati e informazioni importanti utili a migliorare il prodotto.
"La nostra generazione ha assunto nel tempo una consapevolezza sempre maggiore di come ogni scelta di acquisto abbia delle conseguenze sul pianeta e sulle altre persone - spiegano Alessandro Chelli e Lorenzo Di Berardino a Repubblica - viviamo in un'epoca che ci ha dato gli strumenti per conoscere qualsiasi cosa, eppure non sappiamo nulla, o quasi, del cibo che portiamo sulle nostre tavole. L'amore per il cibo, per la tecnologia e per il pianeta ci ha spinto ad attivarci per fare qualcosa di concreto per la tutela del consumatore. Siamo fermamente convinti, infatti, che i consumatori debbano conoscere ciò che stanno acquistando e che poi porteranno in tavola e che, dall'altro lato, i produttori debbano avere in mano gli strumenti per soddisfare questa esigenza. Da queste riflessioni, un anno fa, è nata l'idea di Trusty, proprio per dare nuovi strumenti di comunicazione al produttore e per permettere al consumatore di essere sempre più consapevole di ciò che sta scegliendo".
Presentata pochi giorni fa, il 13 ottobre, dopo una fase di sperimentazione in cui sono state coinvolte circa venti aziende del settore food tra cui player di riferimento a livello nazionale nella produzione di pasta, olio e vino, Trusty è dunque uno strumento potente per approfondire le reali necessità delle aziende: "Grazie ai loro riscontri abbiamo potuto sviluppare una serie di funzionalità mirate ulteriori, per aumentare il coinvolgimento dei consumatori attraverso la condivisione di informazioni trasparenti" concludono i cofondatori.
L'idea di Trusty è nata in seno ad Apio, una startup centroitaliana con base tra le Marche e l'Abruzzo che propone strumenti innovativi per la digitalizzazione delle aziende, in particolare tecnologie di connettività, trasmissione e analisi dei dati, sviluppati prevalentemente lavorando con System Integrator. "Il nostro approccio alle aziende non è meramente tecnologico ma molto orientato a creare, attraverso la convergenza di informazioni e di sistemi, connessioni tra il brand e il cliente - spiega Lorenzo Di Berardino, ceo e cofondatore di Apio - costruire una relazione stretta, con uno scambio di informazioni trasparente, porta molti benefici alle aziende in termini di aumento di clienti e della loro soddisfazione. La scelta del nome Apio non è casuale, perché questo termine in latino significa proprio 'mettere in connessione'".
Sei anni di percorso e di lavoro con alcune grandi aziende in particolare nel mercato dell'energia, poi per i quattro cofondatori di Apio l'incontro con Roberto Stefanelli di Var Group, operatore di riferimento nei servizi ICT per le imprese, col quale è nata una collaborazione che dura ancora oggi. E proprio dalla partnership con Var Group, che tramite la controllante SeSa detiene il 10% di Apio, e Ibm è sbocciata tre mesi fa la piattaforma Trusty. Un progetto che punta a tutelare le buone pratiche che piccole e grandi aziende attuano in termini di sostenibilità ed etica.
Ma che cos'è la blockchain? Lo avevamo visto in occasione di una soluzione simile lanciata da Coldiretti e Princes per la filiera del pomodoro. In italiano "catena di blocchi" la blockchain è, ancora prima che un meccanismo informatico, una filosofia che sta già rivoluzionando uno degli ingredienti alla base dei nostri rapporti quotidiani, che siano economici o, come si vede dall'applicazione al mondo del cibo, di altro tipo: la fiducia. Quella fiducia che oggi assegniamo a enti come banche centrali, istituzioni e organismi di certificazione, professionisti accreditati possiamo già costruirla fra noi. Validando le nostre relazioni (transazioni, certificati, contratti, garanzie, in questo caso l'origine dei prodotti e il loro percorso di trasformazione) tramite una rete di computer troppo difficile da controllare per intero. E per questo a prova di corruzione, sofisticazione e frodi. Blockchain è dunque un registro distribuito, decentralizzato e gestito da una rete di server e pc, ognuno dei quali ne possiede una copia aggiornata in tempo reale. Tutto ciò è garantito dalla sicurezza della crittografia alla base. Un modo sempre più diffuso di certificare passaggi, scambi, transazioni, rapporti.
Rispetto alle altre piattaforme di blockchain Trusty si distingue per due aspetti. Primo: l'iscrizione del prodotto alla piattaforma e le funzioni che permettono di tracciarlo sono completamente gratuite, mentre rimangono a pagamento una serie di funzionalità ulteriori che consentono di automatizzare l'inserimento dei dati. Secondo: non si appoggia a un solo tipo di tecnologia blockchain ma ne supporta diverse, come Bitcoin, Ethereum, Hyperledger Fabric e altre. Sfoggiando dunque enorme versatilità.
Tecnicamente, l'intero processo si sintetizza in un QR Code apposto sull'etichetta dei prodotti pronti all'acquisto. Scansionandolo con lo smartphone, chi compra ha subito accesso a una pagina web pubblica con una serie di informazioni sulla filiera produttiva, dall'approvvigionamento alla distribuzione, dalle materie prime utilizzate, alla data e al luogo di provenienza. Il punto è che tutte le informazioni contenute e precedentemente caricate dal produttore (documenti, attestazioni, foto ma anche contenuti multimediali come i video e animazioni) sono sicure e inconfutabili perché appunto "certificate" con la tecnologia blockchain. Chi acquista al dettaglio può così cogliere in sicurezza la storia degli alimenti, compiendo una scelta consapevole, mentre le aziende hanno a disposizione un sistema veloce e semplice da usare per dare la propria narrazione del prodotto (ma una narrazione a prova di frodi), acquisendo inoltre dati e informazioni importanti utili a migliorare il prodotto.
"La nostra generazione ha assunto nel tempo una consapevolezza sempre maggiore di come ogni scelta di acquisto abbia delle conseguenze sul pianeta e sulle altre persone - spiegano Alessandro Chelli e Lorenzo Di Berardino a Repubblica - viviamo in un'epoca che ci ha dato gli strumenti per conoscere qualsiasi cosa, eppure non sappiamo nulla, o quasi, del cibo che portiamo sulle nostre tavole. L'amore per il cibo, per la tecnologia e per il pianeta ci ha spinto ad attivarci per fare qualcosa di concreto per la tutela del consumatore. Siamo fermamente convinti, infatti, che i consumatori debbano conoscere ciò che stanno acquistando e che poi porteranno in tavola e che, dall'altro lato, i produttori debbano avere in mano gli strumenti per soddisfare questa esigenza. Da queste riflessioni, un anno fa, è nata l'idea di Trusty, proprio per dare nuovi strumenti di comunicazione al produttore e per permettere al consumatore di essere sempre più consapevole di ciò che sta scegliendo".
Presentata pochi giorni fa, il 13 ottobre, dopo una fase di sperimentazione in cui sono state coinvolte circa venti aziende del settore food tra cui player di riferimento a livello nazionale nella produzione di pasta, olio e vino, Trusty è dunque uno strumento potente per approfondire le reali necessità delle aziende: "Grazie ai loro riscontri abbiamo potuto sviluppare una serie di funzionalità mirate ulteriori, per aumentare il coinvolgimento dei consumatori attraverso la condivisione di informazioni trasparenti" concludono i cofondatori.
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